Quali sono le risposte che la Comunità Europea si propone di dare a queste sfide dei nostri tempi attraverso i corsi di formazione?

La rivalutazione della cultura generale, e lo sviluppo dell’attitudine all’occupazione. Cerchiamo di spiegare di cosa si tratta, poiché questi due concetti influiscono moltissimo sul modo in cui anche noi cerchiamo di progettare i nostri interventi formativi.

La cultura generale diventa un fattore competitivo per i lavoratori, poiché nella società dell’informazione la “lotta” avviene “fra coloro che possono interpretare, coloro che possono utilizzare e coloro che non possono fare né l’una né l’altra cosa. In altri termini, tra coloro che sanno e coloro che non sanno”. Ecco perché è importante curare “lo sviluppo della cultura generale, cioè della capacità di cogliere il significato delle cose, di capire e di creare”; questa è definita come “la funzione di base della scuola, nonché il primo fattore di adattamento all’economia e all’occupazione”.

training-plan    L’orientamento all’occupazione spinge le persone a non fossilizzarsi sul primo titolo di studio ottenuto, cioè il diploma o la laurea, aspettandosi che tutta la vita lavorativa dipenda da quello e soprattutto che, una volta conclusa la carriera scolastica o accademica, si sia autorizzati a non formarsi ulteriormente. Al contrario, bisogna continuare ad aggiornarsi su quello che già si è appreso, ma anche ampliare il raggio degli ambiti delle proprie conoscenze e competenze, in modo da acquisire vantaggio competitivo anche rispetto ai giovani, che necessariamente escono dal percorso formativo con conoscenze aggiornate rispetto all’attualità.

Nello stesso periodo, inoltre, si ha un evento di portata storica in ambito didattico e formativo, ovvero la Conferenza di Amburgo, che parla della formazione dell’adulto e dà ai Paesi membri della Comunità delle linee guida in questo settore. La “Dichiarazione finale” della Conferenza sancisce il superamento delle divisioni tra educazione formale, non formale e informale, crea l’impegno per i Paesi membri di realizzare i principi adottati, perché l’educazione permanente diventi realtà ed abbia un reale impatto sul cittadino del Duemila, perché sia realizzata una formazione che diffonda la democrazia, la cittadinanza attiva, e promuova lo sviluppo e la crescita personale dell’individuo. Non secondariamente, la Conferenza ha sancito il diritto degli adulti all’alfabetizzazione; con esse s’intende l’acquisizione delle conoscenze di base e delle abilità necessarie all’inserimento pieno e attivo nella società moderna. Sancisce anche il diritto all’educazione e alla formazione permanente, poiché riconosce che solo fornendo alla totalità degli individui e dei lavoratori i requisiti e le competenze realmente fruibili nel mondo del lavoro si possa far fronte ai cambiamenti nei processi produttivi dovuti alla globalizzazione e all’aumento della disoccupazione. L’educazione permanente, in questo quadro, è lo strumento fondamentale a cui si punta a tutti i livelli sia della formazione in senso stretto sia del lavoro. L’idea di fondo è che soltanto l’ampliamento delle opportunità professionali, che discende direttamente dalla formazione continua, si possano dare ai cittadini delle concrete possibilità non solo in ambito formativo ma anche e soprattutto in ambito lavorativo.

Venendo a un periodo più recente, incontriamo un altro pilastro in ambito europeo, ossia la Conferenza di Lisbona, che avviene nel primo anno del nuovo millennio. La Comunità, allo scopo di promuovere l’occupazione e l’inclusione sociale, si pone l’obiettivo di adattare l’istruzione e la formazione ai bisogni dei cittadini a tutte le fasi della loro vita professionale. Il lifelong learning, Optional_Training-670x300dunque, diventa quel complesso di attività avviate in qualsiasi momento della vita, il cui scopo è quello di migliorare la conoscenza, la capacità e la competenza del lavoratore in una prospettiva non solo lavorativa ma anche personale, civica e sociale. A questo scopo, l’istruzione e la formazione diventano gli strumenti su cui si punta per promuovere un concetto di realizzazione personale e professionale a tutto tondo, che include la coesione sociale e la cittadinanza attiva. In particolare, la Conferenza di Lisbona ha “sottolineato l’esigenza di adattare i sistemi europei di istruzione e formazione alle esigenze dell’economia della conoscenza e ha dichiarato che la promozione di nuove competenze di base, segnatamente in materia di tecnologie dell’informazione, è una delle tre componenti principali di questo nuovo approccio”.

A seguito e come diretta conseguenza di quanto stabilito a Lisbona, l’anno successivo l’europa ha lanciato il piano “E-learning: Pensare all’istruzione di domani”. In questo piano è proprio la Commissione Europea a prendere l’iniziativa di dare particolare rilievo alla modalità e-learning in ambito formativo a tutti i livelli. Essa infatti sostiene che:

“L’e-learning mira ad arricchire l’impegno per i corsi di formazione ad ogni ambito, in particolare favorendo una – cultura digitale –  per tutti , per gli educatori e i formatori, equi modelli di formazione che contengano non soltanto la forma tecnologica, ma principalmente l’uso formativo della scienza tecnologica e la gestione dei cambiamenti.

È particolarmente fondamentale che siano fruibili parametri di attinenza e che vengano poste in essere limiti favorevoli ai cambiamenti e all’adeguamento dell’organizzazione dei sistemi di istruzione e formazione.

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